XVI
Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica
Sabato
18 marzo 2006 alle ore 18.00
Istituto Comprensivo ‘Vincenzo Gemito’, Anacapri
Dott. Pasquale Raia
L'evoluzione
del pensiero evolutivo
Nell’edizione del 1872 dell’Origine delle Specie Charles Darwin
scriveva: “Quando fu detto che il sole era fermo e la Terra girava
intorno ad esso, il senso comune dichiarò che ciò fosse
falso; ma come ogni filosofo sa, del vecchio detto Vox populi, vox Dei
non ci si può fidare nella scienza”. Darwin aveva colto un
aspetto fondamentale della non-intuitività dei processi naturali.
Tredici anni prima, egli aveva affermato che le specie non sono entità
immanenti, ma che si trasformano e si adattano in una perpetua lotta per
la sopravvivenza. La diversità fra gli individui di una stessa
generazione, adesso nota come variabilità, è la base della
capacità di adattamento delle specie. Sebbene tale adattamento
sia fondamentalmente passivo (avviene cioè tramite un mezzo esterno,
la selezione naturale, che “sceglie” gli individui più
adatti), Darwin diede grande credito alle idee di Lamarck, il quale sosteneva
che l’adattamento fosse un processo sostanzialmente attivo e che
avvenisse attraverso la trasmissione alle generazioni future dei caratteri
morfologici maggiormente usati durante la vita. Sebbene apparisse sensata,
tale visione fu sconfessata dagli studi di Greorius Mendel sull’ereditarietà
dei caratteri, di cui Darwin non si accorse mai. Proprio le scoperte di
Mendel fornirono le prove delle teorie di Darwin, spegnendo le voci di
biasimo che si erano aizzate contro di essa e ponendo le basi per un dominio
della genetica sul pensiero evoluzionista noto come ultradarwinismo. Negli
anni ‘40 George Gaylord Simpson evidenziò il fondamentale
contributo che la paleontologia poteva e doveva dare allo studio dell’evoluzione.
Tale contributo si rese concreto nella rivoluzione operata da Stephen
Jay Gould e Nils Eldredge negli anni ‘70. I due paleontologi americani
affermarono che l’evoluzione non è costante nel tempo ma
avviene a salti e che essa è condizionata dagli eventi climatici
e tettonici. In pratica, il dominio della selezione naturale sulla trasformazione
evolutiva fu messo in discussione. Le idee di Gould ed Eldrede erano contro-intuitive
ed attaccarono il credo ufficiale del mondo scientifico, proprio come
Darwin aveva fatto cento anni prima. Ancora ai giorni nostri, l’evoluzione
stessa appare contro-intuitiva all’uomo comune. Anche senza voler
cedere al dogmatismo religioso, molti sono onestamente dubbiosi di fronte
a domande che dovettero sovvenire anche ai primi conoscitori del pensiero
evoluzionista: Quali sono le prove? Dove andare a scovarle? E quanto esso
sono solide? Perché l’evoluzione non risulta evidente? Perché
gli animali non sono cambiati da quando esiste la storia? E perché
dovremmo credere che i resti fossili sono imparentati a quelli viventi,
anziché pensare che essi sono ciò che resta di un modo antico
che un Creatore, qualunque esso sia, ha disfatto? Com’è possibile
pensare che l’uomo è un animale al pari di ogni altro se
costruisce ed utilizza aerei, case, computer e vestiti; se erige chiese,
monumenti, statue; se dipinge, inventa e scrive libri? Ma a ben guardare
queste prove ci sono, sono numerosissime, evidenti fino a risultare banali.
Ciò che più conta, esse sono scritte a chiare lettere nel
comportamento dell’uomo e nella sua storia.
|