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Associazione
Culturale e Casa Editrice - Via San Costanzo, 8
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Nella ricerca dei colpevoli, dei responsabili dell'attuale situazione
giovanile caprese, e di colpevoli si può parlare, giacché il morto c'è
ed è visibile agli occhi di tutti noi, è lecito soffermarsi sul ruolo,
o meglio, sul non ruolo giocato dalla scuola caprese, del suo carico di
doveri e fallimenti. Parlare di scuola è piuttosto arduo perché ciò evoca
e richiama altri problemi e altre responsabilità che non è nostro compito
rilevare; ma parlare del particolare tipo di scuola presente a Capri è
invece doveroso per un tentativo di spiegazione e di giustificazione di
argomenti che investono il sociale sotto ogni punto di vista. La scuola
maggiormente radicata nell'immaginario, nella memoria caprese è
senz'altro la Certosa, o meglio il liceo-ginnasio Publio Virgilio Marone,
che dal 1962 è presente sotto questo nome. La Certosa quindi si
presenta fin dagli anni '50 come un' istituzione, come la scuola
per eccellenza, vivaio da cui sarebbe uscita la futura classe dirigente
isolana, e per anni ha portato avanti quest' immagine di serietà, impegno
e severità. Ma quanto di tutto questo è vero? O meglio, la Certosa
assolve ancora a questo compito di formazione e di educazione di futuri
professionisti e imprenditori? Sembra che abbia ormai perso questa peculiare
caratteristica, abdicando ad un compito a cui ha risposto soddisfacentemente
decenni fa e che ora la trova impreparata e inadeguata. Ciò fornisce una
risposta agli interrogativi da noi posti in precedenza: non possiamo sottrarre
alla scuola una responsabilità cui è legata l'attuale situazione di immobilismo,
di staticità dei giovani e della società caprese in generale. La scuola,
ma soprattutto questa scuola, proprio perché liceo classico e per di più
assurto quasi al ruolo di istituzione, ha un compito che va al
di là del mero nozionismo e della tradizionale trasmissione di dati e
date, estrapolate dalla società, dall' attuale dimensione storica. Tutti
siamo concordi nel guardare alla scuola come principale strumento di formazione
delle coscienze giovanili, come un mezzo potente, e quindi pericoloso,
perché facile a esser strumentaliZzato e a essere usato in maniera distorta.
La Certosa col passare degli anni è rimasta ancorata agli stessi
parametri, agli stessi metodi di insegnamento, agli stessi criteri valutativi,
atteggiamenti e concezioni dell' insegnamento. Una scuola ora inadeguata
alle esigenze, agli stimoli degli anni '90, che non consente la formazione
di coscienze idonee ad affrontare la vita, il mondo del lavoro, l'università.
Si pensi all'alto numero di abbandoni universitari e alla scarsità di
laureati in corso: il che è senz'altro una situazione diffusa su tutto
il territorio nazionale, e non circoscritta a Capri, ma che comunque riflette
la mancata trasmissione di strumenti metodologici di studio, di sintesi,
ma soprattutto la mancata trasmissione di strumenti idonei a far nascere
in ciascuno di noi una coscienza critica, in grado di giudicare autonomamente,
non inquinata dai valori della tradizione che ci sono stati trasmessi
come unici mezzi di crescita e di formazione; ma nella società attuale
l'autorità della tradizione si è indebolita e il modo di vita abituale
non sembra più imporsi agli uomini come una norma o un ideale. Non si
può ottenere una gioventù attiva, intraprendente, impegnata, proponendo
modelli del passato, valori triti e ritriti; è necessario che la scuola
ammoderni se stessa attraverso un maggiore contatto con la società, una
maggiore attenzione agli stimoli e alle novità che ci coinvolgono, affinché
essa non rimanga un'istituzione, una monade chiusa verso l'esterno,
isolata, affinché si sottragga dal circolo vizioso che da 40 anni la imprigiona,
basato sulla perpetuazione della tradizione e sui falsi valori del perbenismo,
del conformismo e della normalità che mortifica gli spiriti più intraprendenti
e audaci. Come se continuasse a essere un monastero, la Certosa custodisce gelosamente un sapere stantio, refrattario alle poche ma importanti ventate di novità. Questa scuola deve proporsi come fIne non solo la disciplina del giovane ma, soprattutto, lo sviluppo della personalità, la creazione del senso dell' autonomia, della riflessione e della scelta. E così la Certosa va perdendo quel suo ruolo di scuola dominante a vantaggio delle due altre scuole isolane, l' istituto per il commercio e l'istituto alberghiero, che almeno, pur conservando indubbi limiti e carenze, stanno tentando di adeguarsi ai cambiamenti sociali e istituzionali, cercando di diventare parte integrante della economia caprese. Un messaggio che non è stato minimamente recepito dalla Certosa, che continua quel processo di partenogenesi e i frutti di questo processo di normaliZzazione sono visibili agli occhi di tutti: il morto, di cui sopra, siamo tutti noi, ma soprattutto quella classe dirigente che sarebbe dovuta emergere da quella scuola e che ora dovrebbe muoversi attivamente nella società caprese e non lo fa. Infatti abbiamo una borghesia attiva e presente economicamente, ma assente politicamente e soprattutto passiva intellettualmente. Questa non crescita è l'anello mancante dell'evoluzione della società caprese che negli anni '60 cresce, si lascia coinvolgere dai cambiamenti sociali, economici di portata nazionale, ma è una trasformazione che investe solo alcuni aspetti e talvolta solo superficialmente. La mentalità che resta dominante, troppo radicata per essere intaccata, è quella dell' accumulazione, del personale tornaconto economico del piccolo speculatore, del politicante, che riscopre nell'attività pubblica un'ottima fonte di vantaggi. Ed è difficile staccarsi da questa concezione mercantilista della vita: curarsi dei profitti, dei vantaggi che si possono ricavare da ogni possibile attività e di null'altro, è un asservimento continuo che non permette di guardare al di là, oltre. La crescita di una società è soprattutto intellettuale e morale, non può misurarsi solo in termini economici e di accumulazione. Al giorno d'oggi Capri soffre la mancanza di una borghesia intellettuale che consenta per una volta di tralasciare il contigente, gli egoistici interessi personali e di guardare per una volta, con obiettività e con coscienza, al vero problema di Capri: una mentalità piccola piccola, chiusa al nuovo ed involuta. Il dato certamente più sconfortante è che questa situazione non lascia intravedere alcuna speranza di miglioramento o di cambiamento nel quadro sociale caprese; questa scuola così legata alla tradizione e al conformismo non è e non sarà lo strumento di crescita della società caprese; per il futuro non possiamo proprio avere la speranza che qualcosa di nuovo nascerà. Però se qualcosa di nuovo ci sarà non sarà certo frutto dell'establishment isolano e certamente, dovrà scontrarsi con le innumerevoli roccaforti culturali, politiche, economiche dell'Isola, destinata ad essere perennemente oggetto di continue violenze. Carla De Gregario |