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OLTRE L'EMERGENZA
 
Il Piano Paesistico di Capri: come, quando e perché verrà elaborato?

      Obiettivo principale di questa breve riflessione è indagare e verificare se esiste una risposta adeguata, da parte degli organi istituzionali, alla utilizzazione del nostro territorio, assumendo come elemento di verifica i bisogni umani.
      In sostanza si vuole verificare se l'attuale legislazione urbanistica, nella sua evoluzione in materia ambientale, riesce a trovare a Capri un equilibrio tra un corretto uso del suolo e la salvaguardia dei valori ambientali, rispondendo, nel contempo, alla domanda degli utenti per una migliore qualità della vita.
     Tale obiettivo è legittimo alla luce del caos istituzionale e della totale mancanza di coordinamento tra i vari enti pubblici chiamati a gestire il territorio, nel caso che si intende trattare più specificamente, tra Comune, Regione e Ministero dei Beni Ambientali; la posta in gioco è il territorio di Capri, con il suo carico di interessi politici, culturali, ambientali.
      L'evoluzione dell' ordinamento legislativo in materia ambientale ha sicuramente trovato nella legge Galasso (n. 431/85) alcuni punti di interesse sotto il profilo teorico e pratico: il superamento di una visione ancora storico-estetica del paesaggio quale espressa nella legge del 1939, una concezione del paesaggio più integrata ambientalmente attraverso (ed è qui la nota di grande novità) la redazione da parte della Regione di un Piano Paesistico Regionale con cui si dà specifica considerazione dei valori paesistici ed ambientali.
      La legge Galasso impone una conoscenza ampia del territorio nell'esigenza di fare salva una visione organica dell' intera area regionale e di provvedere alla tutela dei valori paesistici nel quadro di una valutazione complessiva dei valori sottesi alla disciplina dell' assetto urbanistico: il tutto attraverso la redazione da parte delle Regioni di un Piano Paesistico territoriale.
      Tale innovazione pone due considerazioni di rilievo, da una parte un Piano Paesistico che supera la politica vincolistica generica delle vecchie leggi e diventa strumento di pianificazione e quindi corretta gestione delle risorse paesistico territoriali, e dall' altra il quadro politico degli enti locali, le Regioni in questo caso, delle quali, da sei anni dall' entrata in vigore della legge, solo tre hanno adempiuto ad essa (Liguria, Emilia, Marche), molte altre sono lontane da ogni risultato.
      La Regione Campania, per la cronaca, ha solo recentemente dato incarico di porre obiettivi-guida per la redazione del Piano Paesistico a carattere regionale; dal 1985, cioè dall' entrata in vigore della legge, si è assistito ad un vero e proprio palleggiamento sui limiti delle proprie responsabilità da parte dei vari enti investiti, a danno, ancora una volta, di un territorio che continua a vivere nell' emergenza.
      La cattiva gestione del territorio, a questo punto, trova corresponsabile oltre alla Regione inerte anche lo Stato che potrebbe esercitare il diritto di sostituzione, esplicitamente richiamato dalla legge.
      A questo punto bisogna anche interrogarsi sulla validità dell' estensione del Piano Paesistico all' intera Regione con il carico di diverse e scottanti problematiche come quelle che affligono in particolare la Campania, o invece se è più giusto individuare bacini di utenza più ristretti ai quali assegnare priorità e procedure diverse.
      Come si inserirà la realtà caprese in questo ambito regionale? Attualmente la materia legislativa vigente su Capri pone un fermo sull' edilizia, fino alla redazione da parte della Regione del Piano Paesistico Regionale.
      Il vincolo posto dalla legge e dibattuto anche in sede di Corte Costituzionale, limitato nel tempo, darebbe alle istituzioni la possibilità di provvedere democraticamente (si spera) alla redazione dei Piani; ma tale giusta finalità della legge si scontra con gli atavici ritardi di quella che è la terza regione più disastrata della Nazione.
      Occorrerebbe a questo punto che le autonomie locali più interessate diventassero a loro volta protagoniste e proponitrici delle istanze sociali per poi trovare nell' ente superiore un momento di coordinamento. A questo punto è lecito domandarsi se da sola la Regione può, attraverso un piano così modernamente innovativo e determinante, raccogliere le esigenze particolarissime della realtà caprese con un' ottica delicatissima quale quella del paesaggio, in una realtà regionale assai diversa e complessa.
      Tale delicato argomento resta in gran parte irrisolto per la latitanza istituzionale, nonché per la poca chiarezza politica che soffoca il salto di qualità dei Piani Paesistici, rispondendo solo con una cultura vincolista che, di fronte al degrado, ritiene prioritario salvare il salvabile, congelando i tanti problemi sociali ed ambientali.
      E' necessario, invece, ribaltare il punto di vista e considerare i valori ambientali e paesistici come produttivi: poiché in passato si è alterato il paesaggio allo scopo di appropriarsene privatamente, a lungo andare ne è derivata la sua stessa distruzione, non la creazione di un nuovo paesaggio, come invece si avrebbe se si considerasse l'alterazione come risposta . ad un bisogno produttivo o sociale.
      D'altra parte il paesaggio è diventato un bene di mercato, soggetto ad un prezzo, e si presenta ad ogni domanda sia individuale sia collettiva e, quanto più la pressione della domanda si esercita, tanto più genera una rendita per chi è proprietario del bene: è necessario a monte operare per ridurre tali pressioni, creando attività produttive di reddito sociale (si pensi per Capri alla creazione di parchi marini ed archeologici a pagamento) impiegando giovani isolani; si instaurerebbe con ciò un' alternativa allo sfruttamento del paesaggio.
      Risulta chiara l'importanza che, accanto all'obiettivo della salvaguardia, vi sia una politica economica della salvaguardia. Da tutto ciò deriva che siamo ancora lontani da una definizione dei problemi legati al territorio: ancora una volta la difesa del territorio e lo sviluppo delle risorse rimangono governate dall' emergenza, aggravate da un agghiacciante interrogativo? Chi deciderà del futuro di Capri?

     Claudio Stabile