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Associazione
Culturale e Casa Editrice - Via San Costanzo, 8
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L'intervento di Riccardo Esposito, apparso sul fascicolo precedente (agosto
1994 N.d.R.) rilancia con toni appassionati l'appello per realizzare «il
sogno di Edwin»: Capri centro internazionale di Cultura,
facendo al tempo stesso un'analisi molto precisa della situazione attuale
del tutto insoddisfacente. Molto tempo è passato da allora e tante cose sono cambiate, ma bisogna riconoscere che oggi per "salvare" l'isola ed evitare che sia sommersa dall'onda del consumismo turistico, l'intuizione felice di Edwin Cerio è ancora l'ipotesi di lavoro più valida. Il "sogno di Edwin": una strada difficile, ma praticabile Certo non bisogna farsi illusioni, poiché non sono da sottovalutare le difficoltà, gli ostacoli e le incomprensioni che inevitabilmente si frappongono al raggiungimento di questo obiettivo. Infatti, ad esempio, i dati relativi al positivo incremento delle presenze, soprattutto straniere, registrate quest'anno in Italia, e l'eccezionale boom di Capri e di altri centri come Ravello, sicuramente saranno utilizzati per dimostrare che non c'è alcun bisogno di modificare la nostra politica turistica, tanto il mito del Golfo e dell'isola delle Sirene è ancora capace di grandi attrazioni. Ma un'analisi più attenta e meno superficiale dovrebbe indurci ad esaminare il fenomeno del turismo in una chiave più complessa e a non limitarsi alla situazione contingente favorevole, dovuta purtroppo alla crisi drammatica dell'ex-Jugoslavia ed alla svalutazione reale della nostra moneta. In questi ultimi tempi il turismo, soprattutto per l'Italia meridionale, è sempre più considerato l'attività economica più congeniale ed in grado di mettere in moto meccanismi per uscire dall'attuale crisi; l'esempio delle iniziative intraprese dal sindaco di Napoli, Bassolino, sono in tal senso sintomatiche di una tendenza che si afferma anche nell'ambito della sinistra, tradizionalmente arroccata nel passato a considerare l'industrializzazione come unica scelta. Certamente ci sarà bisogno di un'integrazione fra il turismo e le altre attività economiche, ma soprattutto sarà necessario, per garantirsi uno sviluppo equilibrato, valutare le compatibilità delle iniziative rispetto alle diverse realtà territoriali. E a questa verifica non può e non deve sfuggire l'attività turistica, che porta quasi sempre con sé la grande contraddizione di svilupparsi proprio laddove esistono alti valori paesistici e notevoli presenze di beni culturali e, al tempo stesso, di essere causa di degrado e distruzione di quelle risorse. Ciò avviene naturalmente in assenza di programmazione e pianificazione e si è verificato puntualmente anche per Capri, ma su queste specifiche questioni non mi addentro ora, avendo già espresso, anche su questo periodico, le mie opinioni. Programmazione culturale: il modello-Ravello Intendo, invece, ancora riallacciarmi alle considerazioni di Riccardo Esposito sulla necessità di programmare le iniziative culturali e di curare la qualità delle stesse. E' questa sicuramente la strada per indirizzare ed orientare una domanda di turismo qualificato: l'unico compatibile con le caratteristiche e la capacità ricettiva dell'isola. Accennavo prima a Ravello e vorrei appunto far notare come, grazie all'azione dell'Assessore Esterno alla Cultura, Domenico De Masi, chiamato dal Sindaco De Martino a questo delicato incarico, quest'anno è stato possibile coordinare e realizzare un programma di attività culturali, con un'integrazione tra le manifestazioni musicali, già collaudate e note in Italia ed all'estero, ed alcune nuove iniziative molto interessanti. Non posso dilungarmi oltre, ma sicuramente sarà opportuno aprire una discussione più approfondita nel merito e nel metodo poiché questa esperienza va oltre il caso specifico e bene ha fatto Cesare de Seta a proporre di sperimentare delle forme consortili per avviare un coordinamento nel settore culturale fra tutti i comuni delle zone che storicamente hanno "vocazione" per forme di turismo evoluto e qualificato. Questo sarebbe un primo passo senz'altro positivo; bisogna però compiere ulteriori sforzi per evitare il rischio di un uso strumentale della cultura in funzione del solo miglioramento dell'offerta turistica. Collaborare con competenze esterne Non basta, quindi, programmare e realizzare manifestazioni, ma si debbono creare le condizioni per produrre cultura, costituendo veri "laboratori sperimentali di ricerca" sotto la guida di esperti capaci di utilizzare e coinvolgere competenze artistiche e tecnico-scientifiche sia esterne che locali, facendo soprattutto emergere le potenzialità insite nelle nuove generazioni. Il progetto è ambizioso e, come dicevo prima, irto di ostacoli, ma solo in tal modo la cultura può andare oltre la facciata della "immagine" e recuperare la funzione di stimolo e di verifica critica del "fare", contribuendo inoltre a stabilire tra residenti stabili ed ospiti un proficuo scambio di esperienze umane e a superare i limiti di rapporti spesso alienati ed alienanti. Alberto G. White |