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Associazione
Culturale e Casa Editrice - Via San Costanzo, 8
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Che cosa ci aspettiamo dal Casinò? Pensiamo
davvero che possa contribuire al rilancio della fama un po' appannata
della nostra isola? Pensiamo davvero che possa richiamarvi quei frequentatori
di alto livello che negli ultimi anni tendono a snobbarla? Capri tra bari e mezzecalze C'è un modo infallibile per capire che genere di frequentazioni comporta la presenza delle case da gioco: basta andare a vedere quel che succede nei luoghi in cui ci sono già. In Italia, stanno a Campione, a Saint Vincent, a Sanremo, a Venezia. Ci va tanta gente, ma non certo il tipo di gente che si vorrebbe rivedere a Capri. Ci vanno grandi bari internazionali e mezzecalze di fine settimana, giovanotti più o meno rampanti e, come insegnano le cronache, ripulitissimi esponenti della malavita organizzata, quella che da Capri si è finora miracolosamente tenuta alla larga. Al casinò, più in generale, ci vanno due categorie di persone: quelli che hanno i soldi, ma non il prestigio sociale per goderseli in privato e in scelta compagnia, e quelli che non li hanno e sperano di farseli grazie a una smazzata fortunata, ad un giro benigno della roulette. E' di questa gente che ha bisogno Capri? Ne dubito. Un'inevitabile perdita di qualità Ma, si dice, sull'isola il casinò funzionerebbe soltanto nei mesi invernali, prolungando una stagione già fin troppo breve. Obietto che in questo modo anche i mesi invernali finirebbero per assomigliare, quanto a sciatteria e volgarità, a quelli di alta stagione. Ed è per questo che l'apertura di un casinò segnerebbe per Capri il definitivo passaggio a una categoria turistica inferiore con la perdita di quel tipo di ospiti che hanno fatto l'isola e ne hanno alimentato, per oltre un secolo, la leggenda. Si dice: è il popolo che lo vuole, è stato fatto un referendum i cui risultati sono inequivocabili. Devo ribattere che è perlomeno curiosa la coincidenza tra i risultati della "consultazione" e le posizioni di coloro che l'hanno promossa. Tanto basterebbe ad invocare una sorta di legittima suspicione. Un'idea di sviluppo legata al tornaconto individuale Il punto vero è però un altro: dobbiamo smetterla di considerare positivo tutto ciò che, apparentemente, porta soldi. E' per lo più in virtù di questa convinzione che Capri si è ridotta come si è ridotta. Opinionisti molto ascoltati, come lo storico dell'arte Federico Zeri e lo scrittore Alberto Arbasino, la considerano oramai low brow , cioè, in sostanza, serie B. Un'idea dello sviluppo interamente legata alla meschinità del tornaconto individuale ha dato negli anni via libera ad un feroce abusivismo edilizio, ha consentito che il mare fosse sempre più inquinato, biologicamente morto o quasi, ha permesso che il traffico auto e motoveicolare arrivasse a limiti di assoluta intollerabilità, ha favorito la privatizzazione pressoché totale dei litorali, ha determinato la svendita del territorio e la sua rovina... E' il tono di Capri - la sua civiltà - a essersi sensibilmente abbassato. Il dopo-Pomicino e De Lorenzo Chi pensa di risollevarlo con un casinò pensa male. Non a caso, il paladino di questa causa è un deputato neo-fascista che ha dimostrato coi fatti, in parlamento, quanto gli venga naturale menare le mani. Teniamoci pronti: questi, dopo la stagione dei Pomicino e dei De Lorenzo, soni i vip che stanno per piombarci addosso. Possibile che non impariamo mai la lezione? Francesco Durante |