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Associazione
Culturale e Casa Editrice - Via San Costanzo, 8
80073 Capri Italy - Email info@oebalus.org |
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Per
una cultura del dialogo e del pensiero
Il dialogo migliora, contribuisce a conoscere e ad essere più se
stessi. Il non-dialogo invece deprime, conduce verso la presunzione, l'irresponsabilità,
l'angoscia, l'indifferenza; conduce verso il nulla. Purtroppo dal non-dialogo continua ad essere determinata la storia della comunità dell'isola di Capri. E così continuano ad avere predominio incontrastato la superficialità, l'arroganza, il pragmatismo, l'utilitarismo, il particolare, l'indifferenza. Sono questi alcuni dei principali aspetti dell'agire politico isolano, intendendo per politico l'agire quotidiano dei cittadini dell'isola nell'ambito della loro comunità. E l'agire politico è in sintonia con l'agire religioso. La comunità isolana (che talvolta appar più come una collettività) si dice in gran parte cattolica. Eppure, per lo più, qui la fede non è pensata, così come non sono pensati tanti altri principi della vita comunitaria. E quindi non c'è una fede che influisca sull'agire politico e lo determini. Anche per questo coloro che amministrano la comunità civile o le comunità particolari finiscono con il dover dare risposte precise e concrete a particolari e personali richieste, senza badare se siano in contrasto con il bene comune. E spesso si ritrovano a non attuare quei principi nei quali dicono di credere, ma ad attuare principi opposti, proprio quelli che dicono di combattere. Per aver successo contingente, per conservare o magari accrescere il numero che li sostiene, si preoccupano solo di questioni particolari e lasciano quelle generali, privando le comunità che amministrano della loro autentica ragion d'essere e portandole o mantenendole nel degrado e nella rovina. Giustamente don Vincenzo De Gregorio (relatore nell'incontro di aprile, NdR) sostenne che sarebbe stato opportuno esaminare attentamente l'agire politico. Ciò perché è sempre necessario partire da ciò che è, per poter dire poi ciò che dovrebbe o potrebbe essere. Ma analizzare compiutamente l'agire politico dei capresi in pochissime ore, e dopo che erano già emersi concetti sui quali sarebbe stato necessario soffermarsi a lungo, non era possibile nell'ambito dell'incontro dibattito. D'altra parte non sarebbe facile neanche in altra occasione, giacché esso presuppone un vero, autentico, pubblico esame di coscienza, come quello al quale ci ha invitato Giovanni Paolo II nella lettera ai vescovi italiani. Eppure questa è la strada da intraprendere se si vuole che l'isola non perda i suoi giovani, come ne ha perduti tanti nel passato; se si vuole che l'isola non costringa i suoi giovani o ad andarsene o ad adattarsi. E adattarsi significa accettare quello che viene concesso, rifiutare o respingere il "pensare", sottomettersi alla volontà dei più arroganti, dei più presuntuosi, ed alla loro rozzezza spirituale e talvolta anche materiale. L'incontrò rivelò uno schietto desiderio di distinguere attentamente tra le innovazioni che distruggono l'antico e quelle che lo conservano o lo migliorano. Innovare è saper conservare nel nuovo la memoria, saper riconquistare come cosa nuova ciò che è autentico, ciò che esprime quel che vale. Fece anche comprendere che spesso ci si forma all'agire politico imitando e poi accettando quel che si fa. Se non si è d'accordo su questo, bisogna dapprima elaborare un diverso progetto e poi tentare di formare secondo i principi fondamentali di questo. L'incontro rivelò desideri, aspirazioni, esigenze schiette e legittime. Ebbe una sua importanza, che potrebbe essere maggiore se desse luogo ad altri incontri ed approfondimenti, alla luce di quella che sembrò essere la principale necessità: il dialogo. E questo non consiste in un semplice parlare, non era una mera chiacchierata dopo la quale si ritorna al "pratico". Come ricorda il card. Joseph Ratzinger, ""dialogo" s'accende soltanto là dove alla "parola" si accompagna anche l'"ascolto" e dove, nell'ascolto, si attua "incontro", nell'incontro "rapporto" e nel rapporto "comprensione" come approfondimento e trasformazione nella sfera dell'essere". Raffaele Vacca |