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DOSSIER ARCHEOLOGIA

TUTELA E PROGETTI PER UN’ISOLA "ANTICA"
 
Intervista alla dott.ssa Rosaria Pulinas Stazio, ispettore archeologo della Sovrintendenza delle province di Napoli e Caserta

D. Quali sono le opere in corso e quali i progetti riguardo al restauro ed alla tutela del patrimonio storico-archeologico dell’Isola?
R. Attualmente gli impegni e gli sforzi economici - con i pochissimi fondi del bilancio ordinario a disposizione - puntano soprattutto su Villa Jovis, sia perché si tratta del complesso monumentale meglio conservato, sia perché rappresenta una delle mete turistiche privilegiate.
È stato effettuato il restauro delle strutture pericolanti, si è provveduto ad installare l’impianto antincendio ed a migliorare i locali adibiti alla biglietteria ed alle vendite; sono in corso di realizzazione i relativi servizi igienici. Inoltre, abbiamo ristampato in varie lingue il depliant illustrativo degli scavi e contiamo di sistemare quanto prima nella villa una serie di pannelli didattici che guidino il visitatore nella lettura delle emergenze.
È tuttora in corso di studio, da parte del Centro "I. Cerio", il progetto di illuminazione permanente della torre del Faro, per renderla nuovamente visibile, come doveva essere in antico, dal mare.
Fondi straordinari, infine, consentirebbero la sistemazione a parco archeologico dell’intero complesso di Villa Jovis e del parco Astarita che, donato alla Sovrintendenza nel 1980, è purtroppo ancora chiuso al pubblico.
 
D. A parte le mete famose come Villa Jovis, che cosa conta di fare la Sovrintendenza in merito alla valorizzazione di tanti frammenti di storia antica disseminati nell’isola?
R. Dal punto di vista dell’inventario scientifico dell’esistente, la Sovrintendenza ha già provveduto, tra il 1985 e il 1990, a catalogare, secondo le norme dell’Istituto Centrale del Catalogo e della Documentazione, tutti i ruderi siti nei comuni di Capri ed Anacapri, da quelli noti, come la scala cosiddetta Fenicia, a quelli assai meno conosciuti, come, per esempio, i laterizi d’età imperiale reimpiegati nei muri di confine dei poderi lungo via Truglio. Per quanto riguarda la valorizzazione di queste emergenze, ai fini di una fruizione consapevole ed intelligente dell’intero patrimonio archeologico dell’Isola, la Sovrintendenza si sta impegnando nella realizzazione di singoli percorsi, itinerari illustrati da pannelli da sistemare lungo la strada e depliants con la relativa storia dell’evidenza ed eventuale ipotesi di restituzione: un esempio potrebbe essere quello del complesso delle Camerelle, dal Quisisana a Tragara, per valorizzare e rendere comprensibile la lunga vicenda architettonica che si nasconde dietro le attuali boutiques.
 
D. Si parla tanto di un Museo di Capri: in quale direzione si muove la Sovrintendenza archeologica e quali sono le prospettive per il futuro della Certosa di San Giacomo?
R. Attualmente è ancora in corso la vertenza relativa all’acquisizione del complesso di Villa Bismarck, che comprende Villa Mona, la Casina dei Fiori, la Palazzina degli Ospiti e quella dei Camerieri. Si prevede in questi spazi l’organizzazione dell’esposizione dei materiali archeologici, compresi quelli della Collezione Bismarck; la ristrutturazione a questo fine degli spazi coperti dovrebbe, a mio avviso, rispettare e ripristinare il giardino circostante, straordinario esempio di sistemazione dell’inizio del ‘900, e valorizzare tutte le evidenze relative al complesso d’età imperiale, dai ruderi inglobati nella proprietà Bismarck fino a Palazzo a Mare. Per quanto riguarda, invece, la Certosa, il cui restauro è in corso a cura della Sovrintendenza ai Monumenti ed alle Gallerie, la centralità del monumento andrebbe sfruttata per la realizzazione di sale per Convegni e mostre permanenti, mentre una parte degli spazi disponibili potrebbe accogliere un museo della storia dell’Isola.