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Tiberio a Capri Diversamente da Augusto, il suo successore, Tiberio, rese l’isola di Capri sua sede stabile nel decennio compreso tra il 27 e il 37 d.C., anno della sua morte avvenuta a Miseno. Nella creazione di un racconto che insiste sulle crudeltà e sulle turpitudini di Tiberio a Capri e che tanta fortuna ha avuto nell’immaginario turistico a partire dall’Ottocento non si può fare a meno di vedere la mano di gruppi avversi a Tiberio (particolarmente l’aristocrazia senatoria) che, contrari alla sua scelta del ritiro a Capri, inventarono episodi di crudeltà e lascivia, amplificarono e lessero tendenziosamente notizie provenienti da Capri, dando così vita a un noto e fortunato «romanzo nero» dell’antichità. La scelta di ritirarsi sull’isola evidentemente coincise con una nuova politica di Tiberio che, mirando a una forma assolutistica di potere, interruppe la politica di collaborazione con il senato elevando Capri a nuova capitale dell’impero. Lo storico Tacito, avverso a Tiberio, legge tendenziosamente l’episodio attribuendo il ritiro a Capri al bisogno di dar sfogo ai vizi sapientemente celati a Roma. Tiberio, in chiara rottura con la politica romana, si attorniò sull’isola di filosofi greci e astrologi babilonesi (fu presente sull’isola uno dei più noti astrologi dell’antichità, Trasillo di Alessandria), continuò la politica edilizia inaugurata da Augusto (Tacito gli attribuisce la costruzione di dodici imponenti ville) e provvide a impiantare in varie grotte dell’isola ninfei che Svetonio maliziosamente considera come i luoghi della lussuria tiberiana. |
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(testo di Eduardo Federico -
foto di Marco Amitrano)
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